venerdì 29 settembre 2017

Tutti i nomi delle emozioni

Le emozioni sono numerosissime, assumono un'infinità di sfumature e contorni.
Molte emozioni nella lingua italiana non hanno un nome preciso con il quale sia possibile identificarle immediatamente. Per descriverle è quindi necessario comporre un'intera frase.
A chi desidera scoprire le emozioni senza nome, che hanno un nome in altre culture, consiglio il libro: Atlante delle emozioni umane edito da Utet dal quale ho estrapolato alcune emozioni che riporto qui di seguito.

Song
È normale, quando si è ancora bambini, sentirsi frustrati quando, dopo aver suddiviso la torta, a noi resta soltanto una fetta minuscola. 
Crescendo si impara a mascherare i propri sentimenti; da adulti lamentarsi per aver ricevuto qualcosa in meno può sembrare per alcuni addirittura una cosa meschina.
Invece tra gli Ifanuk, il song è una reazione giustificata e lecita poiché gioca un ruolo fondamentale nell’accertarsi che le cose vadano nel modo più giusto e rispettoso per tutti.
Gli abitanti della piccola isola Ifaluk nell’Oceano Pacifico sono propensi a esternare la loro indignazione quando viene commessa un’ingiustizia che li priva di qualcosa.

Litost
È un emozione della cultura cecoslovacca, il cui nome è difficile da tradurre. 
Secondo lo scrittore Milan Kundera è impossibile comprendere l’animo umano senza considerare questa emozione.
Essa descrive quel vortice di risentimento e furia che ci solleva da terra quando ci accorgiamo che qualcun altro ci ha calpestato e reso infelici.

Ligest
L’antropologa americana Michelle Rosaldo portò il liget all’attenzione dei lettori occidentali negli anni ottanta.
Abituata a pensare alla rabbia come a un’emozione totalmente negativa, imparò a coglierne alcuni aspetti positivi. Al di là degli scatti d’ira e discussioni inutili, può offrire anche stimoli e motivazioni. Per esempio per dimostrare che si vale di più di quanto si è stati giudicati. 
Michelle Rosaldo condusse questi interessanti studi lavorando tra gli Ilongot, una tribù di cacciatori di teste che vivono nella oscura giungla della Nueva Vizcaya nelle Filippine. La parola liget è il nome dato a una sorta di energia rabbiosa, capace di alimentare gli oggetti inanimati oltre che i corpi umani.
– Se non fosse per il liget – dicevano gli Ilongot – noi non avremmo una vita, non lavoreremmo mai.

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