venerdì 11 gennaio 2019

Il Tangram è un gioco di origine orientale di cui si tramandano le prime notizie a partire dal XVIII secolo, ma che potrebbe avere origini ancora più antiche. 
Anche l’origine del suo nome è discussa. La maggior parte degli studiosi ritiene che questa parola derivi dall’unione tra due termini tan o tang, che significa “cinese” e gram, che invece significa “immagine”.

La leggenda in riferimento alla nascita di questo rompicapo è davvero suggestiva.
“Un monaco offrì in dono a un suo discepolo un quadrato di porcellana e un pennello, per portarlo con sé durante i viaggi e suggerendogli di dipingere sulla porcellana le bellezze che avrebbe incontrato nel suo cammino. Il discepolo, dominato dall'emozione per il dono ricevuto, fece scivolare a terra il quadrato che si ruppe in sette pezzi. Cercando di ricomporlo realizzo, quasi inconsapevolmente, diverse figure curiose. Comprese così che non fosse indispensabile viaggiare per rappresentare le bellezze del mondo, in quanto ci poteva riuscire anche con quei sette pezzi e la sua fantasia.”

Nacque così la definizione di pietre della saggezza: in quei sette frammenti è possibile vedervi il mondo, lavorando con l’immaginazione. Spesso si pensa che per conoscere e che per raggiungere la saggezza sia necessario viaggiare, ma può bastare la nostra mente vivace per farci volare! Il Tangram è anche un modo per scoprire e rappresentare la realtà che ci circonda, per individuare l’essenza matematica presente nel mondo, incastonata in quelle sette “pietre”.

La nostra mente si ingegna (spinta dal vincolo di dover usare ogni volta tutti e sette gli elementi, senza mai sovrapporli) fino a riuscire a creare figure molto particolari e artistiche, che richiamano la spigolosità, l'essenzialità e l'eleganza degli origami. La componente artistica del Tangram  accresce l’interesse verso questo rompicapo, che si rivela molto più intrigante di quello che può apparire in prima battuta.

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