Illustrazione di Maria Mantovani |
Ugo si era perdutamente innamorato di Adalgisa, la figlia di Toni, un fornaio di Milano. Quando il garzone del fornaio si ammalò, Ugo si fece assumere nella bottega come nuovo garzone per vedere Adalgisa e per cercare di aiutarla nel salvare le sorti del negozio i cui affari, purtroppo, continuavano a peggiorare inesorabilmente.
Ugo, con la sfrontatezza tipica di molti giovani, rubò una coppia di falchi a Ludovico il Moro e li vendette per comprare alcuni panetti di burro. La notte successiva, mentre impastava i soliti ingredienti, aggiunse al solito preparato anche il burro che aveva comprato.
E, grazie a questa aggiunta, che diede un tocco speciale alla ricetta, il giorno seguente, i clienti furono conquistati da questa prelibatezza. Si sparse la voce e la bottega fu presa d’assalto. Si iniziò a favoleggiare, ben presto, sul “pane speciale” del Toni. La coda, fuori dalla bottega, era sempre più lunga e ogni notte bisognava impastare sempre di più.
Sotto le feste di Natale, Ugo diede un altro tocco di classe alla ricetta del “pane speciale”, aggiungendo uova, uva passa e cedro candito. In quei giorni, tutta Milano, passò dalla bottega per comprare quello che già chiamavano “pan del Toni” (da qui il termine panettone). E poiché gli affari erano così migliorati, Ugo e Adalgisa iniziarono a pensare a un futuro insieme.
il pandoro
La storia di Giulietta e Romeo ha reso Verona famosa come città dell’amore, mentre il talento dei suoi pasticceri ne ha fatto la capitale della dolcezza.
Ci sono varie leggende sulle origini del pandoro, ma la più attendibile fa risalire il pandoro alla Repubblica Veneta del Rinascimento, quando le ricche famiglie patrizie consumavano un dolce chiamato “pan de oro” interamente ricoperto di sottili foglie di oro zecchino.
Lettura tratta da Vivacemente
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