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mercoledì 18 ottobre 2023

Quali sono le condizioni più sfavorevoli, nell'ambito delle relazioni interpersonali?

 Una persona può anche giungere alla follia quando si trova in una delle seguenti condizioni estreme:

- essere isolata dal mondo senza poter avere alcun contatto con i suoi simili

- essere costretta a vivere in una condizione di sovraffollamento esagerato, perdendo il suo spazio vitale e il diritto a ogni forma di privacy.

Queste sono due condizioni estreme possono verificarsi, per esempio, all'interno delle case circondariali, quando una persona viene posta in isolamento oppure in condizioni di sovraffollamento carcerario. Se queste situazioni si protraggono molto a lungo nel tempo, possono generare pesanti ripercussioni sulla psiche. Per questo, è importante interrogarsi sulla differenza tra pena punitiva e pena rieducativa, valutando caso per caso il tipo di riabilitazione più adatta.

Al di là della situazione carceraria, purtoppo ci sono molte altre situazioni in cui le persone si ritrovano ad essere isolate ed emarginate per differenti motivi:

1. Difficoltà a interagire con gli altri (ad esempio a causa di un disturbo depressivo o di un disturbo evitante di personalità o di un disturbo di ansia sociale).

2. Bullismo, mobbing, o altre dinamiche "in group" e "out group" che portano all'emarginazione di alcune persone.

3. Problematiche legate a una gestione delle politiche sanitarie che prevedono lockdown e distanziamento sociale per tempi prolungati.

4. Eccessivo utilizzo della tecnologia e dei social che possono trasformarsi, con un effetto paradosso, mezzi di comunicazione che ergono delle barriere, anziché superarle.

Negli ultimi tre anni, abbiamo assistito all'instaurarsi di queste dinamiche catastrofiche, in particolar modo per la salute psichica dei nostri figli. Bambini e ragazzi, ancora in fase evolutiva, hanno perso il contatto autentico con i loro coetanei e dopo tempi protratti di isolamento si sono ritrovati nell'incapcità di riaprirsi al mondo e hanno manifestato ansia, astenia, anedonia...
I genitori si sono sentiti impotenti di fronte alla spegnersi dell'entusiasmo e della gioia di vivere dei loro figli. Talvolta si sono anche sentiti in colpa per non essere riusciti a proteggerli dallo tsunami che si è abbattuto su di loro, allontanandoli dalla quotidianità e facendoli sentire emarginati, specialmente quando in famiglia si sono fatte scelte diverse, non condividendo le imposizioni sanitarie. Imposizioni uguali per tutti, che non prevedevano mai alcuna esezione, per nessuna categoria. Molti elementi hanno generato comprensibili dubbi, facendo fare un passo indietro, anche a causa della mancanza di dati certi.
Per chi ha vissuto queste situazioni, non sentendosi allineato, e assistendo suo malgrado al disagio dei propri figli, sono a disposizione per supporto psicologico. Per richiedere un consulto e avere informazioni, vai al pulsante in alto a destra: Contatti

giovedì 28 settembre 2023

Cosa gratifica maggiormente i bambini

Quali sono le attività più piacevoli e gratificanti per l’essere umano?
Proviamo a rispondere escludendo le attività legate alle esigenze fisiologiche che rappresentano i bisogni primari (quelli si trovano alla base della piramide ideata dallo psicologo Abraham Maslow).
Quindi escludiamo il piacere di fare una bella dormita quando abbiamo sonno, o una bella mangiata quando abbiamo ha fame.

Secondo gli studi di psicologia evolutiva (Jean Piaget), fin da quando si è bambini il gioco più bello e gratificante è quello di realizzare qualcosa.
Pensiamo ai giochi legati alle costruzioni, in particolare quelli dove si è liberi di creare. L’attività di costruire, in maniera libera seguendo la propria inventiva, soddisfa il bisogno di spontaneità, legato alla auto-realizzazione che sta al vertice della piramide di Maslow.
Crescendo, il piacere si lega anche alla possibilità di risolvere un enigma, di superare un ostacolo o di svelare un mistero.
Infatti, bambini e adulti sono attratti da storie in cui il protagonista affronta un problema, combatte e supera una situazione difficile, o comprende qualcosa che lo stava tormentando, per esempio svela un imbroglio... Questo migliora il senso di autoefficacia (così come ci spiega Albert Bandura), contribuisce a rafforzare le life skills e l’autostima.
È importante guidare figli e allievi verso attività utili, che non servano semplicemente a riempire il tempo, ma che infondano una gratificazione profonda e che possano contribuire ad un’autentica maturazione sviluppando altresì buone capacità di problem solving.

mercoledì 27 settembre 2023

La piramide dei bisogni di Maslow

Ecco la rappresentazione grafica della priramide dei bisogni, ideata da Abraham Maslow.
Essa molto utile per capire le nescessità degli individui, si parte dai bisogni di base, soddisfatti i quali si sente l'esigenza di soddisfare i bisogni superiori.

venerdì 2 aprile 2021

Lacrime di commozione e lacrime di rabbia

È curioso sapere che le lacrime di nostalgia e commozione hanno una composizione chimica diversa rispetto alle lacrime di rabbia. Lo hanno dimostrato delle ricerche nell'ambito della chimica emozionale.
Gli appassionati di neuroscienze, a questo proposito possono leggere il libro: Molecole di emozione della scienziata (premio Lasker) Candace Pert.

domenica 21 ottobre 2018

Aiutiamo i bambini a esprimere le loro sensazioni ed emozioni

È importante stare vicino ai bambini aiutandoli a esprimere le loro sensazioni, senza trattenere emozioni che possano appesantire il loro stato d'animo generando angoscia e tensione che alla lunga può portare a crisi di panico, iperattività incontrollata, insonnia...
Illustrazione di Pucci Violi

Edmondo De Amicis e il libro Cuore

Edmondo De Amicis (Oneglia 1846 - Bordighera 1908) è stato uno scrittore e giornalista. Si è dedicato alla letteratura per Ragazzi ed è autore del celeberrimo libro Cuore, conosciuto a livello mondiale.
Frequentò le scuole elementari a Torino, dopo che la sua famiglia si trasferì in Piemonte.
In piazza XVIII Dicembre 1, a Torino di fronte a Porta Susa, c'è una lapide che indica la casa (Palazzo Perini) dove visse per diversi anni. Proprio in questa casa De Amicis scrisse (ispirato dalla vita scolastica dei suoi figli Ugo e Furio) quella che è considerata la sua più grande opera, anche per il forte carattere educativo e pedagogico.


Il libro Cuore venne pubblicato tre anni dopo un altro libro per ragazzi, di grande successo: Le avventure di Pinocchio di Carlo Collodi.


Piangere allenta la tensione

Il pianto con le lacrime allenta la tensione e può giovare alla salute. Infatti, piangere è un'attività che riduce lo stress e gli stati ansiogeni, aiuta a ritrovare la calma e l'equilibrio.
Non a caso le nostre nonne dicevano: – Piangi, piangi, che ti fa bene!

Secondo il parere di molti psicologi, liberare le emozioni sotto forma di lacrime fa rilassare il sistema nervoso. 
Questo concetto è alla base del metodo applicato dal giapponese  Hidefumi Yoshida, un ex professore di liceo  ingaggiato da molte società. Il suo metodo sembra funzionare, tanto che adesso si sta parlando di esportarlo in altre parti del mondo.

Yoshida offre una guida per lasciarsi andare guardando film romantici e struggenti, ascoltando musica nostalgica o leggendo libri strappalacrime.  Secondo il parere di Yoshida un pianto al giorno toglie il medico di torno.

Perché non ripescare il vecchio libro "Cuore" di Edmondo De Amicis, senza aspettare l'intervento del professore giapponese? La lettura di un racconto del libro Cuore può essere utile sotto tanti aspetti, da quello emotivo a quello storico per confrontare i nostri modi di vivere con quelli di un tempo.

venerdì 23 febbraio 2018

Il disegno narrativo condiviso

La tecnica del Disegno Narrativo Condiviso è stata elaborata dallo psicologo e psicoterapeuta Gianluigi Passaro in diversi anni di studio, ricerca e sperimentazione sul campo.
La novità sta nel fatto che bambino e psicoterapeuta lavorano fianco a fianco senza barriere, in maniera ludica e spontanea, e questo permette al bambino di aprirsi maggiormente raccontando anche tracce non ancora elaborate.

Raccontare in terapia significa richiamare una traccia non ancora compresa a livello emotivo e investirla di carico emozionale, affinché possa divenire un ricordo occupando la giusta posizione in mezzo a tutti gli altri ricordi. 
La psicoterapia consente di raccontare la propria storia investendola di nuovi significati in modo per offrire equilibrio e armonia.

La tecnica si concretizza nella realizzazione delle cosiddette Puntastorie. Partendo da punti impressi su un grande foglio di carta bianca, si disegnano linee e poi figure geometriche semplici fino ad arrivare a illustrazioni e narrazioni che racchiudono il vissuto del del bambino.

Il Disegno Narrativo Condiviso rappresenta dunque un lavoro creato a quattro  mani da paziente e terapeuta, che si arricchisce man mano di contenuti simbolici, fino a diventare una vera storia.

Il DNC in virtù del suo essere simbolico diviene, in ogni sua componente, fonte di informazione: le posizioni sul foglio, il tratto, la scelta dei soggetti disegnati, l’uso dei colori, tutto è rappresentativo e contribuisce a delineare il  profilo del piccolo paziente.
Gli scopi nell’utilizzare questa tecnica sono molto vasti: esplorare il livello grafico del bambino, le capacità intuitive e di soluzione delle difficoltà le competenze narrative e logiche, l’emotività e le paure. Il racconto creato diventa una storia personale, con emozioni, speranze, angosce, tutto ciò che ci rende espansivi o che porta a rinchiudersi. 
La Puntastoria permette al piccolo di avvicinare questi aspetti, di dare loro voce, di riconsiderarli ed elaborarli. Inoltre, offre dettagli importanti sul paziente in un determinato momento per poter valutare un efficace percorso terapeutico. Una buona storia include già al suo interno la via del cambiamento e la terapia è lo spazio narrativo in cui questa storia può prendere forma. Mentre i fatti rimangono i medesimi, ma è il narratore che cambia e riesce a trovare, nella storia, una nuova via per superare le criticità.

Per saperne di più consulta il sito dell'autore Gianluigi Passaro


La mente narrativa

Mediante la nostra mente e le sue capacità narrative costruiamo e ricostruiamo il nostro passato e il nostro presente. Anche il nostro domani. La memoria e l'immaginazione si fondono in questo processo.
La mente è fondata sulla sua stessa attività narrativa.
La narrazione è imprescindibile per l’organizzazione del pensiero e per attribuire significati all’esperienza umana.

Il nostro dialogo interiore implica una continua narrazione necessaria per organizzare i nostri pensieri, per costruire la nostra personalità e per attribuire significato al mondo che ci circonda. Questi processi avvengono mentre elaboriamo emozioni e sentimenti.

La narrazione e l'autoriflessività sono fondamentali per i processi cognitivi.
Chi nasce con problemi uditivi e non diviene padrone di un linguaggio, non riesce a sviluppare una mente narrativa e se non viene supportato opportunamente presenterà un ritardo cognitivo.

mercoledì 27 settembre 2017

Qual è la differenza tra paura, angoscia (ansia) e fobia?

La paura si ha in riferimento a qualcosa di concreto e tangibile.
Esempio: ho paura delle vipere quando vado a funghi per i boschi.

L'angoscia è riferita a qualcosa di astratto.
Esempio: sono angosciato dal fatto di non sentirmi ben voluto dai compagni di classe.

La fobia è riferita a qualcosa di concreto, che però in realtà non è così pericoloso, tuttavia provoca un turbamento esagerato nella persona che la prova.
Esempio: la fobia degli insetti o dei ragni; oppure la claustrofobia (paura degli spazi chiusi e angusti come gli ascensori).

Pochi dei nostri processi psicologici sono coscienti; per la maggior parte sono involontari, e l'operato di tali processi è più che mai evidente nei disturbi da ansia e nelle fobie che ci appaiono tanto irragionevoli. I sintomi dell'ansia, dicono gli autori, sono una manifestazione di meccanismi di sopravvivenza guidati dai processi cognitivi. L'elaborazione dell'informazione sensoriale, che aveva per l'individuo una funzione autoprotettiva in circostanze di pericolo, può disattendere i suoi scopi interpretando come pericolosi eventi in realtà innocui. 

Nella prima parte del libro L'ansia e le fobie, Beck offre un quadro ampio e dettagliato di questi disturbi, presentando un modello esplicativo in termini della persistenza di strategie arcaiche messe in atto per fronteggiare minacce fisiche e psicosociali. 
Nella seconda parte Emery presenta un programma per la cura dei disturbi da ansia e delle fobie basato sul modello teorico sviluppato nella prima parte.

Il codice dell'anima, Hillman

Quando, da giovane mamma, cercavo qualcosa che mi illuminasse per crescere il mio bambino, dal temperamento ribelle e oppositivo, tra le tante letture mi imbattei nel grande psicologo James Hillman
Il codice dell'anima ha rappresentato per me un libro indimenticabile, di quelli che senza offrirti soluzioni su un piatto d'argento, cambia per sempre il tuo modo di vedere le cose e guardare agli altri, facendo maturare la consapevolezza che il grande impegno di un genitore o di un insegnante, per quanto non darà frutti immediati, costituirà un humus perché un giorno possa germogliare qualcosa di grande.

Vi riporto alcune citazioni tratte da Il codice dell'anima.

“La vocazione si esprime nei capricci e nelle ostinazioni, nelle timidezze e nelle ritrosie che sembrano volgere il bambino contro il nostro mondo mentre servono forse a proteggere il mondo che egli porta con sé e dal quale proviene.” 

“Ciascun essere umano compensa le proprie debolezze con la forza, potenziando e controllando ogni inettitudine.” 

“La nostra vita non è determinata tanto dalla nostra infanzia, quanto dal modo in cui abbiamo imparato a immaginarla.” 

“A questo punto, diventa straordinariamente facile comprendere la nostra vita: comunque siamo, non potevamo essere altrimenti. Niente rimpianti, niente strade sbagliate, niente veri errori. L'occhio della necessità svela che ciò che facciamo è soltanto ciò che poteva essere.” 

“Quanto più la mia vita viene spiegata sulla base di qualcosa che è già nei miei cromosomi, di qualcosa che i miei genitori hanno fatto o hanno omesso di fare e alla luce dei miei primi anni di vita ormai lontani, tanto più la mia biografia sarà la storia di una vittima.”

martedì 25 luglio 2017

Le esperienze ottimali (eudaimoniche) dette anche "Flow". La gratificazione

Illustrazione di Pucci Violi
Le esperienze eudaimoniche, esperienze vissute in sintonia con la propria natura, esternando i propri talenti, conducono gli individui che le vivono lungo un percorso di crescita benefico, arricchente, appagante. Per questo motivo tali esperienze sono definite “esperienze ottimali”, proprio perché in grado di infondere benessere sia a livello psicologico che fisico.
Provate a pensare a pittori, scrittori, musicisti che riescono a dare il meglio di loro stessi traendo da questo una profonda gratificazione, paragonabile a uno stato di estasi.
Certamente non è necessario essere artisti a grandi livelli, ognuno di noi può trarre grandi soddisfazini e gratificazioni appassionandosi al proprio lavoro o a un hobby per il quale si prova una particolare attrattiva e si intuisce una buona predisposizione.
Anche i bambini possono provare le esperienze ottimali, nello sport, nel disegno, coltivando le loro abilità in maniera creativa.
Bisogna tenere presente che un'esperienza per essere definita ottimale, quindi in grado di apportare un beneficio psicofisico, deve essere coinvolgente a livello profondo.
Un’attività che piace solo in parte, che diventa ripetitiva e poi ossessiva, o che annoia, non è certo una esperienza ottimale.
Un’attività che inizialmente piace e non annoia, ma per la quale non si è predisposti, potrebbe richiedere un livello di sforzo esagerato e finirebbe col generare ansia.

Edonia (Kahneman), Eudaimonia (Ryan, Deci)

Daniel Kahneman, Tel Aviv 1934
Nell’ambito della cosiddetta "Psicologia Postiva" distinguiamo due prospettive filosofiche, che hanno diversi aspetti in comune ma presentano anche sostanziali differenze: la prima è la prospettiva edonica (Kahneman, Diener e Schwarz), la seconda è la prospettiva eudaimonica (Waterman, Ryan e Deci).

Lo psicologo Daniel Kahneman definisce la “psicologia edonica” lo studio di “ciò che rende le esperienze e la vita piacevoli o spiacevoli”. 
Kahneman identifica nella massimizzazione della felicità umana il suo scopo principale e associa il benessere principalmente alla dimensione affettiva e alla soddisfazione di vita.
La prospettiva edonica trova le sue basi filosofiche nella teoria di Aristippo del terzo secolo a.C. che definiva il piacere come bene esclusivo da ricercare, conseguibile attraverso la capacità di mantenere il controllo nelle situazioni avverse, mantenendo un adeguato adattamento ed equilibrio. Lo scopo della vita veniva identificato nella sperimentazione della massima felicità, risultato della somma dei singoli momenti edonici.

Il fondamento filosofico della prospettiva eudaimonica può essere rintracciato negli studi di Aristotele. Il filosofo greco fu il primo a introdurre il termine eudaimonia e criticò aspramente l’idea di felicità intesa come semplice soddisfacimento di appetiti e desideri, andando a contrapporre “la vita piacevole” con “la vita buona”.

martedì 5 maggio 2015

Effetto Pigmalione. Valorizziamo i bambini

Non demoralizziamo i bambini, al contrario valorizziamoli per incentivarli a impegnarsi e dare il meglio.

Illustrazione di Pucci Violi

sabato 25 aprile 2015

Il mito della bellezza nelle fiabe di ieri e di oggi

Olio su tela dell'artista Angelo Barile
Il mito della bellezza nelle fiabe classiche ha sempre avuto un grande rilievo. Basti pensare a quante fiabe hanno inneggiato alla bellezza soprattutto quella femminile.
Cenerentola, Biancaneve e i sette nani, La bella addormentata (fiabe della cultura popolare rielaborate dai fratelli Grimm), 
Il principe ranocchio (fratelli Grimm), 
La bella e la bestia (Perrault), 
La sirenetta, Il brutto anatroccolo (Andersen)
La danza degli gnomi, Piumadoro e Piombofino (Gozzano)
In queste fiabe, la bellezza è sempre stata rappresentata attraverso canoni classici, ben definiti, che hanno generato stereotipi radicati e difficili da combattere. Si pensi al binomio “bella e buona”, “brutta e cattiva”, come nel caso di “Cenerentola”.
Differentemente, in “Biancaneve” troviamo una donna, la matrigna, che nel contempo è bella e cattiva. Ma la sua bellezza tenderà a deteriorarsi e parallelamente crescerà la sua cattiveria.
Nelle fiabe classiche i protagonisti sono quasi sempre belli e se non lo sono, per affermarsi, lo dovranno diventare come accade nella fiaba de “Il Brutto anatroccolo”.
Nella fiaba “Piumadoro e Piombofino” la protagonista è bellissima, bionda, povera, orfana e vive con il vecchio nonno carbonaio. Durante la pubertà, Piumadoro bella e fiorente, inizia a dimagrire. 
La sua bellezza non viene intaccata dall’eccessiva magrezza, ma il nonno è costretto ad appenderle quattro pietre alla sottana perché non voli via.
Le fiabe che propongono una protagonista dolce, bella, snella, generano degli archetipi.
Per archetipo si intende una sorta di orientamento psichico; in pratica è la tendenza a formulare idee secondo modelli ereditati dalla nostra cultura. L’archetipo è mutevole e si trasforma con l’evolversi del contesto socio-culturale.
Talvolta questi archetipi si possono radicare a tal punto da non lasciar spazio a reinterpretazioni (senza evolversi al variare del contesto) e danno così origine agli stereotipi. Gli stereotipi sono la parte più negativa e fossilizzata dell’archetipo.
Facciamo un esempio riferito proprio al mondo delle fiabe...

venerdì 3 aprile 2015

La psicologia positiva, Seligman

Martin Seligman, New York 1942
Il bisogno di dar vita alla psicologia positiva iniziò a farsi strada dopo la Seconda Guerra mondiale, quando si evidenziò che molte persone, in precedenza fiduciose e di successo, tendevano a divenire sfiduciate e depresse, dopo che la Guerra aveva sottratto loro i sostegni sociali, il lavoro, il denaro e lo status. Tuttavia queste problematiche, che avevano colpito un po’ tutti, non avevano le stesse pesanti ripercussioni su altri individui che, al contrario, mantenevano la loro serenità e il loro equilibrio. Da queste constatazioni nacquero interrogativi e supposizioni circa i punti di forza di chi riusciva a mantenersi forte e stabile.

Secondo il parere di Seligman, le risposte di Freud e di Jung non erano soddisfacenti. I tempi per fondare la psicologia positiva potevano considerarsi maturi.
Lo scopo fondamentale della psicologia positiva è quello di spostare il focus mirato dal riparare unicamente ciò che non funziona al costruire qualità positive orientate al benessere. 

La psicologia positiva si propone di studiare la forza e il talento che ha a che fare con il lavoro, l’educazione, il gioco, l’amore, l’introspezione, la formazione e crescita.
Per fare questo si parte dall’unicità dell’essere umano.

mercoledì 25 marzo 2015

Ridere fa bene alla salute

Sto lavorando per preparare le schede per il Laboratorio della risata. Tornate a trovarmi.

venerdì 20 marzo 2015

Archetipi e stereotipi nei miti delle fiabe

Illustrazione di Matilde Domestico
L’archetipo, in filosofia, è il modello primitivo delle cose. In psicanalisi, secondo Jung, è il contenuto dell’inconscio collettivo, cioè le idee innate o la tendenza a organizzare il pensiero secondo modelli ereditati dalla nostra cultura. L’archetipo non è un modello rigido, ma muta lentamente con l’evolversi della società, mentre lo stereotipo è la parte più fossilizzata dell’archetipo ed è spesso alla base di molti pregiudizi sociali. 
La crescita psicologica di ogni bambino è fortemente condizionata dagli archetipi e dagli stereotipi. 
Nello sviluppo della personalità i processi di identificazione e mitizzazione sono importanti. Nel corso dell’infanzia e dell’adolescenza il processo di mitizzazione riguarda persone con cui il bambino è in relazione (genitori, insegnanti, parenti, amici), personaggi socialmente affermati (cantanti, attori, sportivi), eroi della narrativa letteraria o filmica.
Nei processi educativi gli archetipi andrebbero riproposti con letture diverse più consone a un ambiente socio-culturale mutato negli anni. Ma, se gli archetipi per la loro natura dinamica, permettono una vasta gamma di figurazioni, gli stereotipi si presentano come modelli poco flessibili e adattabili, irrigiditi da uno schematismo che non permette rielaborazioni.
Proviamo a fare un esempio: il mito del Principe Azzurro nella fiaba di Cenerentola.

domenica 15 febbraio 2015

Giovanni Caccamo e la sua vittoria a Sanremo giovani

Ecco due pagine del giornalino VivacementeDue distribuito a Torino e a Ragusa nel mese dicembre 2010. Questo articolo è stato scritto da Elisa Diquattro, psicologa di Ragusa conterranea di Giovanni, al quale ha dedicato queste pagine.
Ma con l'occasione di parlare di Caccamo, si parla anche dei talenti dei bambini, dell'impegno e lo stress per raggiungere la popolarità e delle conseguenze psicologiche cui si va incontro nel caso di un mancato successo. La prima cosa da cercare è sempre, e soltanto, la serenità dei bambini.

giovedì 13 novembre 2014

Separazione e Individuazione, un percorso verso l'autonomia


Illustrazione di Maria Mantovani
Passaggi fondamentali nel percorso verso l'autonomia

Cambia la società, ma il bisogno di amore e soprattutto di chiarezza educativa verso i nostri bambini resta imprescindibile da qualsiasi evoluzione sociale.
È vero, sono mutati molti stili di vita e di conseguenza anche alcune modalità per affrontare i problemi pratici, quotidiani. Sono cambiati anche gli stili percettivi dei nostri bambini. Bimbi sempre più competenti e in competizione.
Ritengo tuttavia che non siano cambiati alcuni bisogni di fondo degli individui e soprattutto quelli dei fanciulli.
Bambini che per potersi sviluppare come figure adulte hanno necessariamente bisogno di costruirsi un’identità, qualche elemento di certezza e soprattutto una solida fiducia di base.
Nell’ambito della mia esperienza professionale ho avuto modo di assistere all’evolversi di alcune trasformazioni avvenute in ambito educativo sia nei contesti scolastici, sia nelle famiglie.
L’entrata nella scuola dell’infanzia segna sicuramente per molti bambini un importante passo verso l’autonomia e l’instaurarsi di una vita sociale più allargata.