La paura si ha in riferimento a qualcosa di concreto e tangibile.
Esempio: ho paura delle vipere quando vado a funghi per i boschi.
L'angoscia è riferita a qualcosa di astratto.
Esempio: sono angosciato dal fatto di non sentirmi ben voluto dai compagni di classe.
La fobia è riferita a qualcosa di concreto, che però in realtà non è così pericoloso, tuttavia provoca un turbamento esagerato nella persona che la prova.
Esempio: la fobia degli insetti o dei ragni; oppure la claustrofobia (paura degli spazi chiusi e angusti come gli ascensori).
Pochi dei nostri processi psicologici sono coscienti; per la maggior parte sono involontari, e l'operato di tali processi è più che mai evidente nei disturbi da ansia e nelle fobie che ci appaiono tanto irragionevoli. I sintomi dell'ansia, dicono gli autori, sono una manifestazione di meccanismi di sopravvivenza guidati dai processi cognitivi. L'elaborazione dell'informazione sensoriale, che aveva per l'individuo una funzione autoprotettiva in circostanze di pericolo, può disattendere i suoi scopi interpretando come pericolosi eventi in realtà innocui.
Nella prima parte del libro L'ansia e le fobie, Beck offre un quadro ampio e dettagliato di questi disturbi, presentando un modello esplicativo in termini della persistenza di strategie arcaiche messe in atto per fronteggiare minacce fisiche e psicosociali.
Nella seconda parte Emery presenta un programma per la cura dei disturbi da ansia e delle fobie basato sul modello teorico sviluppato nella prima parte.
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