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domenica 30 gennaio 2022

30 gennaio: ricordiamo Gandhi, eroe della nonviolenza

Mohandas Karamchard Gandhi
Il 30 gennaio ricorre l'anniversario della morte di Gandhi, avvenuta a Nuova Delhi nel 1948, per mano di un fanatico Indù.
Gandhi, conosciuto col nome di Mahatma - che significa grande anima - appellativo che gli fu conferito dall'illustre poeta Tagore, nacque il 2 ottobre 1869 a Porbandar.
Politico e filosofo indiano, studioso delle religioni in cui cerca una fede universale per l’umanità, per lunghi anni si prodiga per i diritti civili degli immigrati indiani in Sudafrica.
 
 
È un pioniere e teorico del satyagraha, la resistenza all’oppressione attraverso la disobbedienza civile di massa. Ha portato l’India all’indipendenza e ha ispirato grandi personalità quali Martin Luther King e Nelson Mandela.

Seguendo le sue volontà, le ceneri di Gandhi furono suddivise in alcune urne e poi disperse in vari fiumi del mondo: Nilo, Tamigi, Volga e Gange. 
In India, Gandhi è stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita, il 2 ottobre, è un giorno festivo. 
Il 30 gennaio 2008, in occasione del sessantesimo anniversario della sua morte, sono state versate nel mare davanti a Mumbai le ceneri contenute nell’ultima urna non ancora svuotata.
In ricordo di Gandhi si celebra la Giornata internazionale della nonviolenza; alcuni paesi la celebrano il 2 ottobre, altri preferiscono ricordare l'Eroe della nonviolenza il 30 gennaio, giorno in cui venne assassinato.
Il suo assassino fu condannato alla pena di morte e giustiziato nel novembre del 1949, ma i seguaci di Gandhi cercarono di opporsi, perché questo era in contrasto ai suoi insegnamenti.

Gandhi ci ha insegnato che la nonviolenza è la più grande forza di cui dispone l'umanità.

lunedì 13 settembre 2021

Solidarietà e conseguimento dei diritti umani

Martin Luther King organizzando una protesta che mobilitò la città di Montgomery e il sistema dei mezzi pubblici di trasporto, scese in campo a sostegno di Rosa Parks (che era stata incarcerata) per difendere i diritti civili e rivendicare il principio di uguaglianza tra tutti gli esseri umani.

La disobbedienza civile spiegata ai bambini

Rosa Parks, figura-simbolo del movimento per diritti civili, divenne famosa per essersi rifiutata di cedere il suo posto a sedere a un uomo bianco, su un autobus a Montgomery, nel 1955.
Venne arrestata per la sua disobbedienza alla legge, in vigore in quegli anni in America. 

Oggi definiamo il suo gesto un atto di "disobbedienza civile": Questa è una forma di disobbedienza non violenta, tesa a infrangere norme inique che non tutelano l'uguaglianza e la parità dei diritti.

Dopo l'arresto di Rosa Parks, per solidarietà, iniziò il boicottaggio dei bus generando il collasso del sistema dei mezzi pubblici di trasporto. La protesta, guidata da Martin Luther King, durò per 381 giorni; dozzine di pullman rimasero fermi per mesi finché non venne rimossa la legge che legalizzava la segregazione.
Rosa Parks, mantenendo un atteggiamento calmo, pacifico e dignitoso, rifiutò di muoversi e di lasciare il suo posto, rivendicando diritti, dignità e libertà.

Martin Luther king, Nobel per la Pace

Martin Luther King è stato un attivista, politico e pastore protestante statunitense, leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani.

È stato insignito del Premio Nobel per la Pace nel 1964.  

No alla segregazione ed emarginazione

"Vorrei essere ricordata come una persona che voleva essere libera... così anche gli altri sarebbero stati liberi."
Rosa Parks (Tuskegee 1913 - Detroit 2005)

Non permettiamo che nel mondo prendano il sopravvento forme di segregazione ed emarginazione.

Rosa Parks e i diritti civili

Rosa Parks stava tornando a casa dopo il suo pesante turno di lavoro, come sarta in un grande magazzino. Rosa, non trovando posti liberi nel settore riservato agli afroamericani, decise di sedersi al primo posto dietro alla fila per i bianchi, nel settore dei posti "comuni".
Subito dopo di lei salì un uomo bianco, che restò in piedi.
Dopo qualche fermata l’autista chiese a Rosa di lasciare libero quel posto. Lei non si scompose e rifiutò di alzarsi con dignitosa fermezza. 

Rosa Parks è considerata "The Mother of the Civil Rights movement"

Nel 1999 conseguì un'onorificenza accompagnata da queste parole: "mettendosi a sedere, si alzò per difendere i diritti di tutti e la dignità dell'America".

L'importanza della libertà, dignità e non violenza

 
Ripropongo due pagine realizzate per VivacementeDue, già diversi anni fa, in cui si parlava del grande Mahatma Gandhy. 

Gandhi ci offre ottimi spunti per parlare ai bambini dell'importanza di essere liberi, di avere sempre un pensiero critico, di non essere succubi di nessuno, e neppure schiavi di cattive abitudini che finiscono con l'imprigionare un individuo come se fosse in un carcere.

mercoledì 17 febbraio 2021

La servitù volontaria

Étienne de La Boétie è famoso soprattutto per la sua opera "Discorso sulla servitù volontaria", nota anche con il titolo "Contro uno". Il filosofo scrisse questa opera a 22 anni, ma alcuni sostengono che l'avesse scritta anche prima, forse ad appena 18/20 anni.

Si tratta di un breve testo che consta di circa trenta pagine. Questo testo costituì un punto di riferimento inizialmente per l’opposizione calvinista alla monarchia cattolica, successivamente per la opposizione contro l’Ancien Régime che scaturì nella Rivoluzione Francese; più tardi per la protesta repubblicana contro la Restaurazione attuata al congresso di Vienna, e infine per la politica socialista e rivoluzionaria dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori.

La carica libertaria del Discorso è stata dunque utilizzata per la critica di regimi tra loro molto diversi, dalla monarchia feudale fino allo stato borghese liberale, testimoniando così di conservare la sua validità in ogni tempo, rivolgendosi contro la tirannia in sé, indipendentemente dal contesto storico.

Il Discorso si fonda sull’idea che la tirannia non sia imposta, ma consensualmente accettata dal popolo, il quale si pone in una condizione di servitù volontaria, ossia accetta volontariamente di sottomettersi al tiranno. Secondo La Boétie, accanto al naturale e innato desiderio di libertà, vi è nell'essere umano anche un celato di desiderio di asservimento. 

«È davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Questo tiranno solo, non c’è bisogno di combatterlo, non occorre sconfiggerlo, è di per sé già sconfitto, basta che il paese non acconsenta alla propria schiavitù. Non bisogna togliergli niente, ma non concedergli nulla. Non occorre che il paese si preoccupi di fare niente per sé, a patto di non fare niente contro di sé. Sono dunque i popoli stessi che si lasciano o piuttosto si fanno tiranneggiare, poiché smettendo di servire ne sarebbero liberi. È il popolo che si assoggetta, che si taglia la gola e potendo scegliere fra l’essere servo e l’essere libero, lascia la libertà e prende il giogo; che acconsente al suo male. […] Colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell’uomo meno importante dell’immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. Da dove ha preso tanti occhi, con i quali vi spia, se non glieli offrite voi? Come può avere tante mani per colpirvi, se non le prende da voi? I piedi con cui calpesta le vostre città, da dove li ha presi, se non da voi? Come fa ad avere tanto potere su di voi, se non tramite voi stessi? Come oserebbe aggredirvi, se non avesse la vostra complicità? Cosa potrebbe farvi se non foste i ricettatori del ladrone che vi saccheggia, complici dell’assassino che vi uccide e traditori di voi stessi?».

Come è possibile, si chiede La Boétie, che gli uomini accettino di sottomettersi a un tiranno?

Porsi questa domanda, conduce La Boétie ad allargare il concetto di tirannia. Tiranno non è semplicemente l’Uno della monarchia assoluta, ma qualsiasi corpo politico che elimini il carattere pubblico del potere per utilizzarlo in modo da imporre agli altri la propria volontà ed i propri interessi; indipendentemente dal modo in cui questo potere è ottenuto, fosse anche attraverso il suffragio popolare.

La Boétie elenca i mezzi attraverso i quali viene suscitata la volontà di servire, per ottenere il consenso necessario ad ogni regime.

Il primo di questi mezzi è l’abitudine. «È incredibile come il popolo, appena è assoggettato, cada rapidamente in un oblio così profondo della libertà, che non gli è possibile risvegliarsi per riottenerla, ma serve così sinceramente e così volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perduto la libertà, ma guadagnato la sua servitù».

Contro uno, contro la tirannia


In sintesi, il pensiero Étienne de La Boétie, in merito alla tirannia:

«non lo si crederà immediatamente, ma certamente è vero: sono sempre quattro o cinque che sostengono il tiranno, quattro o cinque che mantengono l’intero paese in schiavitù. È sempre successo che cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno, che si siano avvicinati da sé, oppure chiamati da lui […] Questi sei ne hanno seicento che profittano sotto di loro, e fanno con questi seicento quello che fanno col tiranno. Questi seicento ne tengono seimila sotto di loro, che hanno elevato nella gerarchia, ai quali fanno dare o il governo delle province, o la gestione del denaro pubblico […] Da ciò derivano grandi conseguenze, e chi vorrà divertirsi a sbrogliare la matassa, vedrà che, non seimila, ma centomila, milioni, si tengono legati al tiranno con quella corda […] Insomma, che ci si arrivi attraverso favori o sotto favori, guadagni e ritorni che si hanno sotto i tiranni, si trovano alla fine quasi tante persone per cui la tirannia sembra redditizia, quante quelle cui la libertà sarebbe gradita».

Per ulteriori approfondimenti, puoi consultare il sito: www.filosofico.net

Étienne de La Boétie

In passato avevo già realizzato diverse schede sul tema della libertà, pace e fratellanza, citando personaggi come Gandhi.

Ora torno sul tema, ma andando ancora più indietro nel tempo affinché possiate spiegare ai bambini come molti studiosi si siano dedicati a questo tema, già centinaia di anni fa. Vorrei parlarvi di Étienne de La Boétie (1530-1563) che è stato un filosofo, scrittore, politico e giurista francese.

Étienne, rimasto orfano in giovane età, venne allevato dallo zio che lo avviò agli studi. Nel 1553, dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza all’università di Orleans, ottenne la carica di consigliere al parlamento di Bordeaux.

Nel 1560 in una situazione politica e sociale molto delicata a causa di violenti scontri e repressione, a La Boétie venne affidato un incarico segreto di riconciliazione religiosa presso Caterina de Medici (la quale era reggente al trono di Francia per Carlo IX, allora bambino di dieci anni). L'incarico fu organizzato sotto il pretesto di un'ambasciata presso il potere centrale per discutere della paga dei magistrati della città. C'è da domandarsi come mai un tale incarico venisse affidato a un consigliere così giovane e la risposta sta nel fatto che La Boétie avesse mostrato la sua indole accomodante, ma non sottomessa. Il suo atteggiamento durante la sua attività di Consigliere al Parlamento di Bordeaux pareva essere indice, nonostante la sua fede cattolica, di una posizione di disaccordo con la politica repressiva attuata fino a quel momento dal Parlamento nei confronti dei non cattolici. Étienne de La Boétie divenne uno dei referenti di spicco della politica di conciliazione religiosa della reggente e del suo cancelliere e questo fu ancora più visibile nella pubblicazione della Mémoire sur l'Edit de Janvier, in cui La Boétie prende decisamente posizione a favore della politica di tolleranza religiosa della reggente Caterina dei Medici. In questo testo, inoltre, denuncia i pericoli connessi agli scontri religiosi e la dannosità della repressione violenta: occorre fermare gli scontri in modo non violento, pena la lacerazione dello Stato.  

lunedì 5 giugno 2017

Come spiegare ai bambini l'importanza della salvaguardia dell'ambiente

Non dimentichiamoci di rispettare l'ambiente.
Oggi 5 giugno ricorre la festa dell'ambiente, ma ce lo dobbiamo ricordare ogni giorno.
Non inquiniamo e non sprechiamo le risorse.
"Una battaglia per la pace" rappresenta un ossimoro sul quale riflettere.

martedì 25 aprile 2017

Poesia di Paul Eluard sulla Libertà

Paul Éluard, pseudonimo di Eugène Émile Paul Grindel, è un poeta francese.
(Saint-Denis, 14.12.1895 – Charenton-le-Pont, 24.09.1952)

Questa pagina sul tema della Libertà è tratta dal libro di letture per la classe quinta "Pista di lavoro" di Ines Pianca, di cui ho curato l'editing nell'anno 2000, per conto della Editrice La Scuola.

Ho iniziato a occuparmi di libri per bambini nel lontano 1988. Nel 1992 ho avviato la mia prima collaborazione nel campo dell'editoria scolastica con Cetem di Milano. Da quell'anno in avanti mi sono sempre occupata di pubblicazioni per le scuole.
Rossana d'Ambrosio

martedì 7 marzo 2017

Prevenire il bullismo, infondere la pace

In questi ultimi anni, si è cercato di formare una nuova cultura per la pace e per il rispetto delle diversità in un’ottica che le percepisca come un valore aggiunto e non come un elemento di scissione, incomunicabilità e prevaricazione.
Si ritiene che una delle strade di fondamentale importanza da percorrere sia quella di infondere nei bambini uno spirito di solidarietà e rispetto che sappia andare al di là di ogni forma di prevaricazione, rafforzando i valori dell’amicizia e della fratellanza a sostegno dei più deboli.
È importante stimolare i bambini fin da piccoli perché siano pronti a prendere le distanze in futuro da atteggiamenti di bullismo e supremazia.

giovedì 19 febbraio 2015

Educare al rispetto, fratellanza e condivisione

Insieme si può
Ma chi ha detto che cani e gatti non vanno d’accordo?
Anche se si è molto diversi, si può sempre imparare a volersi bene e a rispettarsi.
Stando vicini, col tempo si possono scoprire molti giochi da fare insieme, così dopo tante piccole grandi baruffe si può riuscire a convivere in armonia.
Questo succede tra cani e gatti, ma anche tra le persone:
a scuola, ai giardinetti, in ufficio...

lunedì 9 febbraio 2015