mercoledì 17 febbraio 2021

La servitù volontaria

Étienne de La Boétie è famoso soprattutto per la sua opera "Discorso sulla servitù volontaria", nota anche con il titolo "Contro uno". Il filosofo scrisse questa opera a 22 anni, ma alcuni sostengono che l'avesse scritta anche prima, forse ad appena 18/20 anni.

Si tratta di un breve testo che consta di circa trenta pagine. Questo testo costituì un punto di riferimento inizialmente per l’opposizione calvinista alla monarchia cattolica, successivamente per la opposizione contro l’Ancien Régime che scaturì nella Rivoluzione Francese; più tardi per la protesta repubblicana contro la Restaurazione attuata al congresso di Vienna, e infine per la politica socialista e rivoluzionaria dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori.

La carica libertaria del Discorso è stata dunque utilizzata per la critica di regimi tra loro molto diversi, dalla monarchia feudale fino allo stato borghese liberale, testimoniando così di conservare la sua validità in ogni tempo, rivolgendosi contro la tirannia in sé, indipendentemente dal contesto storico.

Il Discorso si fonda sull’idea che la tirannia non sia imposta, ma consensualmente accettata dal popolo, il quale si pone in una condizione di servitù volontaria, ossia accetta volontariamente di sottomettersi al tiranno. Secondo La Boétie, accanto al naturale e innato desiderio di libertà, vi è nell'essere umano anche un celato di desiderio di asservimento. 

«È davvero sorprendente, e tuttavia così comune che c’è più da dispiacersi che da stupirsi nel vedere milioni e milioni di uomini servire miserevolmente, col collo sotto il giogo, non costretti da una forza più grande, ma perché sembra siano ammaliati e affascinati dal nome solo di uno, di cui non dovrebbero temere la potenza, visto che è solo, né amare le qualità, visto che nei loro confronti è inumano e selvaggio. […] Questo tiranno solo, non c’è bisogno di combatterlo, non occorre sconfiggerlo, è di per sé già sconfitto, basta che il paese non acconsenta alla propria schiavitù. Non bisogna togliergli niente, ma non concedergli nulla. Non occorre che il paese si preoccupi di fare niente per sé, a patto di non fare niente contro di sé. Sono dunque i popoli stessi che si lasciano o piuttosto si fanno tiranneggiare, poiché smettendo di servire ne sarebbero liberi. È il popolo che si assoggetta, che si taglia la gola e potendo scegliere fra l’essere servo e l’essere libero, lascia la libertà e prende il giogo; che acconsente al suo male. […] Colui che tanto vi domina non ha che due occhi, due mani, un corpo, non ha niente di più dell’uomo meno importante dell’immenso ed infinito numero delle nostre città, se non la superiorità che gli attribuite per distruggervi. Da dove ha preso tanti occhi, con i quali vi spia, se non glieli offrite voi? Come può avere tante mani per colpirvi, se non le prende da voi? I piedi con cui calpesta le vostre città, da dove li ha presi, se non da voi? Come fa ad avere tanto potere su di voi, se non tramite voi stessi? Come oserebbe aggredirvi, se non avesse la vostra complicità? Cosa potrebbe farvi se non foste i ricettatori del ladrone che vi saccheggia, complici dell’assassino che vi uccide e traditori di voi stessi?».

Come è possibile, si chiede La Boétie, che gli uomini accettino di sottomettersi a un tiranno?

Porsi questa domanda, conduce La Boétie ad allargare il concetto di tirannia. Tiranno non è semplicemente l’Uno della monarchia assoluta, ma qualsiasi corpo politico che elimini il carattere pubblico del potere per utilizzarlo in modo da imporre agli altri la propria volontà ed i propri interessi; indipendentemente dal modo in cui questo potere è ottenuto, fosse anche attraverso il suffragio popolare.

La Boétie elenca i mezzi attraverso i quali viene suscitata la volontà di servire, per ottenere il consenso necessario ad ogni regime.

Il primo di questi mezzi è l’abitudine. «È incredibile come il popolo, appena è assoggettato, cada rapidamente in un oblio così profondo della libertà, che non gli è possibile risvegliarsi per riottenerla, ma serve così sinceramente e così volentieri che, a vederlo, si direbbe che non abbia perduto la libertà, ma guadagnato la sua servitù».

Contro uno, contro la tirannia


In sintesi, il pensiero Étienne de La Boétie, in merito alla tirannia:

«non lo si crederà immediatamente, ma certamente è vero: sono sempre quattro o cinque che sostengono il tiranno, quattro o cinque che mantengono l’intero paese in schiavitù. È sempre successo che cinque o sei hanno avuto la fiducia del tiranno, che si siano avvicinati da sé, oppure chiamati da lui […] Questi sei ne hanno seicento che profittano sotto di loro, e fanno con questi seicento quello che fanno col tiranno. Questi seicento ne tengono seimila sotto di loro, che hanno elevato nella gerarchia, ai quali fanno dare o il governo delle province, o la gestione del denaro pubblico […] Da ciò derivano grandi conseguenze, e chi vorrà divertirsi a sbrogliare la matassa, vedrà che, non seimila, ma centomila, milioni, si tengono legati al tiranno con quella corda […] Insomma, che ci si arrivi attraverso favori o sotto favori, guadagni e ritorni che si hanno sotto i tiranni, si trovano alla fine quasi tante persone per cui la tirannia sembra redditizia, quante quelle cui la libertà sarebbe gradita».

Per ulteriori approfondimenti, puoi consultare il sito: www.filosofico.net

Étienne de La Boétie

In passato avevo già realizzato diverse schede sul tema della libertà, pace e fratellanza, citando personaggi come Gandhi.

Ora torno sul tema, ma andando ancora più indietro nel tempo affinché possiate spiegare ai bambini come molti studiosi si siano dedicati a questo tema, già centinaia di anni fa. Vorrei parlarvi di Étienne de La Boétie (1530-1563) che è stato un filosofo, scrittore, politico e giurista francese.

Étienne, rimasto orfano in giovane età, venne allevato dallo zio che lo avviò agli studi. Nel 1553, dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza all’università di Orleans, ottenne la carica di consigliere al parlamento di Bordeaux.

Nel 1560 in una situazione politica e sociale molto delicata a causa di violenti scontri e repressione, a La Boétie venne affidato un incarico segreto di riconciliazione religiosa presso Caterina de Medici (la quale era reggente al trono di Francia per Carlo IX, allora bambino di dieci anni). L'incarico fu organizzato sotto il pretesto di un'ambasciata presso il potere centrale per discutere della paga dei magistrati della città. C'è da domandarsi come mai un tale incarico venisse affidato a un consigliere così giovane e la risposta sta nel fatto che La Boétie avesse mostrato la sua indole accomodante, ma non sottomessa. Il suo atteggiamento durante la sua attività di Consigliere al Parlamento di Bordeaux pareva essere indice, nonostante la sua fede cattolica, di una posizione di disaccordo con la politica repressiva attuata fino a quel momento dal Parlamento nei confronti dei non cattolici. Étienne de La Boétie divenne uno dei referenti di spicco della politica di conciliazione religiosa della reggente e del suo cancelliere e questo fu ancora più visibile nella pubblicazione della Mémoire sur l'Edit de Janvier, in cui La Boétie prende decisamente posizione a favore della politica di tolleranza religiosa della reggente Caterina dei Medici. In questo testo, inoltre, denuncia i pericoli connessi agli scontri religiosi e la dannosità della repressione violenta: occorre fermare gli scontri in modo non violento, pena la lacerazione dello Stato.  

Come spiegare ai bambini l'importanza della libertà e della non violenza

Il 30 gennaio ricorre l'anniversario della morte di un grande uomo che venne assassinato nel 1948. 
Ecco due pagine di attività in ricordo di Gandhi e dei valori che ci ha saputo trasmettere.
Gandhi ci offre ottimi spunti per parlare ai bambini dell'importanza di essere liberi, non sottomessi ad altre persone, e neppure schiavi di cattive abitudini che finiscono con l'imprigionare un individuo come se fosse in un carcere.


lunedì 8 febbraio 2021

Bullismo nelle scuole

Combattiamo il bullismo.
La cosa più utile da applicare è la prevenzione fin dalla scuola primaria. Sono fondamentali iniziative di sensibilizzazione, dialogo e commenti in classe. Ecco un fumetto che può aprire una discussione e tante riflessioni.

mercoledì 3 febbraio 2021

Filastrocca di carnevale

Gianduia
Carnevale in filastrocca,
con la maschera sulla bocca,
con la maschera sugli occhi,
con le toppe sui ginocchi:
sono le toppe d’Arlecchino,
vestito di carta, poverino.
Pulcinella è grosso e bianco,
e Pierrot fa il saltimbanco.
Pantalon dei Bisognosi
“Colombina,” dice, “mi sposi?”
Gianduia lecca un cioccolatino
e non ne da niente a Meneghino,
mentre Gioppino col suo randello
mena botte a Stenterello.
Per fortuna il dottor Balanzone
gli fa una bella medicazione,
poi lo consola: “È Carnevale,
e ogni scherzo per oggi vale.”

Gianni Rodari