mercoledì 17 febbraio 2021

Étienne de La Boétie

In passato avevo già realizzato diverse schede sul tema della libertà, pace e fratellanza, citando personaggi come Gandhi.

Ora torno sul tema, ma andando ancora più indietro nel tempo affinché possiate spiegare ai bambini come molti studiosi si siano dedicati a questo tema, già centinaia di anni fa. Vorrei parlarvi di Étienne de La Boétie (1530-1563) che è stato un filosofo, scrittore, politico e giurista francese.

Étienne, rimasto orfano in giovane età, venne allevato dallo zio che lo avviò agli studi. Nel 1553, dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza all’università di Orleans, ottenne la carica di consigliere al parlamento di Bordeaux.

Nel 1560 in una situazione politica e sociale molto delicata a causa di violenti scontri e repressione, a La Boétie venne affidato un incarico segreto di riconciliazione religiosa presso Caterina de Medici (la quale era reggente al trono di Francia per Carlo IX, allora bambino di dieci anni). L'incarico fu organizzato sotto il pretesto di un'ambasciata presso il potere centrale per discutere della paga dei magistrati della città. C'è da domandarsi come mai un tale incarico venisse affidato a un consigliere così giovane e la risposta sta nel fatto che La Boétie avesse mostrato la sua indole accomodante, ma non sottomessa. Il suo atteggiamento durante la sua attività di Consigliere al Parlamento di Bordeaux pareva essere indice, nonostante la sua fede cattolica, di una posizione di disaccordo con la politica repressiva attuata fino a quel momento dal Parlamento nei confronti dei non cattolici. Étienne de La Boétie divenne uno dei referenti di spicco della politica di conciliazione religiosa della reggente e del suo cancelliere e questo fu ancora più visibile nella pubblicazione della Mémoire sur l'Edit de Janvier, in cui La Boétie prende decisamente posizione a favore della politica di tolleranza religiosa della reggente Caterina dei Medici. In questo testo, inoltre, denuncia i pericoli connessi agli scontri religiosi e la dannosità della repressione violenta: occorre fermare gli scontri in modo non violento, pena la lacerazione dello Stato.  

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