venerdì 16 settembre 2016

Autismo: correlazioni tra cervello e intestino

All'ultimo Congresso della SIPNEI (Torino, 30 - 31 ott. 2015) il dott. Dario Siniscalco (Seconda Università di Napoli, Dipartimento di Medicina Sperimentale) che si occupa di bambini con autismo, nel suo brillante intervento, ha aperto un varco che offre una concreta speranza a chi soffre di questa patologia.  
Il dott. Siniscalco ha spiegato che si sta facendo sempre più strada la convinzione di una correlazione tra patologie dell'intestino e problematiche relative allo spettro autistico. 
Vediamo come medici e studiosi sono giunti a queste convinzioni, che fino a poco tempo fa erano solo supposizioni.

Innanzi tutto va detto che l'intestino è il primo organo a formarsi. Viene chiamato anche "secondo cervello" per la stretta correlazione con esso.

La superficie della membrana dell'intestino che, se venisse svolta occuperebbe un intero campo da tennis, ha una funzione di barriera. In alcuni casi però questa barriera ha delle falle, e di conseguenza si possono innescare particolari disturbi.
Quando la barriera non funziona come dovrebbe, lascia passare alcuni peptidi che scatenano una risposta anticorpale che poi genera a cascata una serie di eventi infiammatori.
Nella gran parte dei bambini con autismo, si è evidenziata una comorbidità con patologie intestinali, a causa di questa barriera che risulta alterata.
Intervenendo sulla alimentazione, prescrivendo a questi bambini una dieta senza glutine e senza caseina, sono scomparsi i problemi intestinali e via via si è attenuata anche la sintomatologia portata dall'autismo, con netti miglioramenti sugli aspetti cognitivi e comportamentali.
Questi miglioramenti si sono avuti su circa l'80% dei bambini presi in esame. Più si interviene in età precoce e migliori sono le possibilità di recupero.

Per comprendere il problema è importante fare altre considerazioni.
I bambini con autismo oggi in Italia sono 1 su 150 bambini neurotipici. 
In America il rapporto è di 1 su 68.
La crescita è senza dubbio esponenziale e se non si riuscirà a intervenire presto le cose peggioreranno ulteriormente.

L'autismo non è presente negli animali, è una patologia umana.
Non esiste il gene dell'autismo. Solo nel 5% dei bambini con autismo sono state rilevate alterazioni genetiche varie.
Non è quindi una patologia genetica, ma ha basi epigenetiche. Significa che ci può essere una predisposizione familiare, e poi in relazione all'ambiente si può scatenare questa manifestazione.

Possiamo quindi definire l'autismo una patologia epigenetica mediata dall'ambiente.

L'impegno della Medicina Sperimentale è volto a comprendere e contrastare i fattori ambientali che lasciano spazio all'autismo di instaurarsi.

Interrogandoci sul perché della sempre più ampia diffusione di questa patologia, una spiegazione potrebbe essere il fatto che il grano oggi utilizzato, sia grano modificato in funzione di ragioni commerciali, che contiene molto più glutine rispetto a quello di un tempo.

Determinati prodotti alimentari distruggono l'epitelio intestinale e poi si generano a effetto domino eventi distruttivi. Tra questi eventi ci sono: infiammazioni, esagerati fenomeni di caspasi (cellule che si suicidano), mancanza di vitamina D e disbiosi intestinale.

Oltre alla barriera intestinale, nei bambini con autismo, viene compromessa anche la barriera emato-encefalica e questo determinerebbe le alterazioni a livello cerebrale.
Intervenire nei bambini precocemente, modificando la loro dieta, ha dato ottimi risultati nella gran parte dei casi (circa nell'80% dei casi seguiti nel Dipartimento di Medicina sperimentale diretto dal Dott. Dario Siniscalco si è riscontrato, dopo alcuni mesi, un netto miglioramento delle abilità cognitive e delle abilità sociali).

Rossana d'Ambrosio, giornalista scientifica

Per saperne di più è possibile consultare il sito
www.cancellautismo.org

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