martedì 9 giugno 2015

Noia e fame nei bambini

Oggi, la percentuale dei bambini e ragazzi in sovrappeso appare sensibilmente in aumento.  Si mangia troppo, si mangia male e, così facendo, si instaurano abitudini insane che predispongono l’organismo all’accumulo di cellule lipidiche che sarà poi difficile smaltire nell’età adulta.
Ingrassare nell’età evolutiva significa che l’organismo, in età adulta, sarà formato da un numero maggiore di cellule adipose. Per questi individui sarà difficile e faticoso riuscire a perdere peso da adulti: questo perché ormai il loro corpo è costituito da un sovrannumero di cellule adipose. Ingrassare, in età adulta, è meno grave: infatti le cellule diventano solo più grosse e gonfie di liquidi, ma non aumenta il loro numero e quindi risulta più facile dimagrire. Bisogna evidenziare che ci si rimpinza di cibo, oltre il necessario, non certo per fame. Infatti, mangiare, oltre che una necessità biologica, è un piacere. Ma non solo. Ingurgitare alimenti, soprattutto quelli in eccesso, ha il potere di ridurre e quasi annullare ansie, paure, timori che, più o meno consapevolmente, portiamo dentro di noi. Tutto questo potrebbe apparire strano. Come è possibile che una merendina, una tavoletta di cioccolato, un pacchetto di patatine fuori pasto oppure un’avidità esagerata durante i pasti servano in realtà soprattutto a calmarci? Per comprenderlo bisogna pensare ai primi momenti della vita del bambino: il primo rapporto, la prima relazione davvero importante ogni essere umano ce l’ha con la mamma. E la mamma è soprattutto, nella percezione del neonato, un seno colmo di latte. 
Il bambino in fasce che piange esige il seno che veicola cibo e amore nel contempo.

Il primo rapporto affettivo è quindi un rapporto alimentare e le prime ansie sono, conseguentemente, ansie alimentari (la mamma che non c’è, o che tarda ad arrivare quando il bambino chiama). E quando il bambino fatica a dormire, è nervoso, agitato... un provvidenziale ‘ciuccio’ in gomma, un po’ illusoriamente, lo placherà facendo ritornare la calma. Purtroppo, quel che è meno evidente è che si mangia troppo anche per noia. I bambini ‘ annoiati’, un pochino depressi, un po’ malinconici o semplicemente “estraniati” sono sempre di più . E sempre più spesso tendono a colmare il loro sentimento di noia mangiando a dismisura. Le cause della noia possono essere tante (deboli stimolazioni ambientali, una vita sociale al di là della scuola un po’ troppo impoverita, poca comunicazione in famiglia e senso di solitudine, eccessivo ricorso alla Tv che passivizza in tutto ciò che si ascolta e si vede senza  muovere nulla di davvero coinvolgente in prima persona) ma il risultato è poi più o meno lo stesso: mangiare. Quindi aumentare di peso, pregiudicando così una vita più sana e serena.
Che fare? Certamente occorre porre dei limiti.  E poi, una volta capita la causalità che lega il cibo all’ansia (la noia non ne è che un’espressione) e agli affetti, provare a domandarsi se in famiglia c’è un clima disteso in cui ci si parla, si comunica, ci si coinvolge. Oppure se, viceversa, si tende a “far stare bravo” il bambino con  il telecomando in una mano e la cioccolata nell’altra.
Naturalmente, ma non è la norma, i problemi dell’alimentazione o particolari stati d’ansia nel bambino possono richiedere, talvolta, un intervento di tipo sanitario.
Potrà essere utile consultarsi con i Servizi di Psicologia dell’età evolutiva o di Neuropsichiatria infantile della Asl di competenza territoriale.

articolo pubblicato su Vivacemente
a cura del Dott. Aldo Grivet Brancot 
Psicologo dell’età evolutiva, psicoterapeuta

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