Ingrassare nell’età evolutiva significa che l’organismo, in età adulta, sarà formato da un numero maggiore di cellule adipose. Per questi individui sarà difficile e faticoso riuscire a perdere peso da adulti: questo perché ormai il loro corpo è costituito da un sovrannumero di cellule adipose. Ingrassare, in età adulta, è meno grave: infatti le cellule diventano solo più grosse e gonfie di liquidi, ma non aumenta il loro numero e quindi risulta più facile dimagrire. Bisogna evidenziare che ci si rimpinza di cibo, oltre il necessario, non certo per fame. Infatti, mangiare, oltre che una necessità biologica, è un piacere. Ma non solo. Ingurgitare alimenti, soprattutto quelli in eccesso, ha il potere di ridurre e quasi annullare ansie, paure, timori che, più o meno consapevolmente, portiamo dentro di noi. Tutto questo potrebbe apparire strano. Come è possibile che una merendina, una tavoletta di cioccolato, un pacchetto di patatine fuori pasto oppure un’avidità esagerata durante i pasti servano in realtà soprattutto a calmarci? Per comprenderlo bisogna pensare ai primi momenti della vita del bambino: il primo rapporto, la prima relazione davvero importante ogni essere umano ce l’ha con la mamma. E la mamma è soprattutto, nella percezione del neonato, un seno colmo di latte.
Il primo rapporto affettivo è quindi un rapporto alimentare e le prime ansie sono, conseguentemente, ansie alimentari (la mamma che non c’è, o che tarda ad arrivare quando il bambino chiama). E quando il bambino fatica a dormire, è nervoso, agitato... un provvidenziale ‘ciuccio’ in gomma, un po’ illusoriamente, lo placherà facendo ritornare la calma. Purtroppo, quel che è meno evidente è che si mangia troppo anche per noia. I bambini ‘ annoiati’, un pochino depressi, un po’ malinconici o semplicemente “estraniati” sono sempre di più . E sempre più spesso tendono a colmare il loro sentimento di noia mangiando a dismisura. Le cause della noia possono essere tante (deboli stimolazioni ambientali, una vita sociale al di là della scuola un po’ troppo impoverita, poca comunicazione in famiglia e senso di solitudine, eccessivo ricorso alla Tv che passivizza in tutto ciò che si ascolta e si vede senza muovere nulla di davvero coinvolgente in prima persona) ma il risultato è poi più o meno lo stesso: mangiare. Quindi aumentare di peso, pregiudicando così una vita più sana e serena.
Che fare? Certamente occorre porre dei limiti. E poi, una volta capita la causalità che lega il cibo all’ansia (la noia non ne è che un’espressione) e agli affetti, provare a domandarsi se in famiglia c’è un clima disteso in cui ci si parla, si comunica, ci si coinvolge. Oppure se, viceversa, si tende a “far stare bravo” il bambino con il telecomando in una mano e la cioccolata nell’altra.
Naturalmente, ma non è la norma, i problemi dell’alimentazione o particolari stati d’ansia nel bambino possono richiedere, talvolta, un intervento di tipo sanitario.
Potrà essere utile consultarsi con i Servizi di Psicologia dell’età evolutiva o di Neuropsichiatria infantile della Asl di competenza territoriale.
articolo pubblicato su Vivacemente
articolo pubblicato su Vivacemente
a cura del Dott. Aldo Grivet Brancot
Psicologo dell’età evolutiva, psicoterapeuta
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