Fritz Perls (Berlino 1893, 1970) |
Il pensiero Gestaltico nasce dalle idee di Fritz Perls che sono state poi elaborate e sintetizzate dalla moglie Laura e dallo scrittore Goodman, oltre che dai sostenitori della Psicologia della Gestalt delle generazioni venute dopo.
L’approccio gestaltico si ispira ai concetti sulla percezione, che dimostrano come l’uomo organizzi gli elementi in insiemi attraverso il processo percettivo. Gli elementi non sono percepiti come distinti e scollegati tra loro, ma vanno visti come un insieme.
Secondo Perls l’apparato psichico funziona nello stesso modo, non è quindi possibile spiegare le proprietà di un sistema attraverso gli elementi che lo compongono, ma il tutto va analizzato nella sua totalità che comprende la mente e il corpo, l’immaginazione e il movimento, i pensieri ed i sentimenti.
In tutto questo gioca un ruolo fondamentale l’omeostasi. Essa consiste nel processo di autoregolazione che governa le funzioni vitali dei vari apparati che costituiscono l’organismo umano.
L’organismo si trova costantemente sottoposto a un’oscillazione tra equilibrio e squilibrio in quanto ogni bisogno va a scuotere l’equilibrio di base e di bisogni ne abbiamo costantemente. Quando il processo omeostatico fallisce, quando la persona non riconosce i propri bisogni o non è in grado di soddisfarli, si infrange l’equilibrio e la persona si trova a vivere un profondo conflitto interiore.
Ma qual è il bisogno principale?
Secondo Perls, il bisogno dominante è quello che si pone in primo piano lasciando gli altri sullo sfondo.
Una volta soddisfatto, sarà questo ad andare sullo sfondo per lasciare il posto al bisogno che di conseguenza diviene il più importante.
Riportiamo un esempio che spieghi in modo semplice il concetto, tratto dal libro “L'approccio della Gestalt - Testimone oculare della terapia” di F. Perls:
• Supponiamo che vi sia un salone con molti invitati ad un cocktail.
• Stanno giungendo gli ultimi ritardatari. Entra un nuovo arrivato.
• Si tratta di un alcolizzato cronico, che desidera disperatamente bere qualcosa.
• Per lui, gli altri invitati, le sedie e i divani, i quadri alle pareti, tutto è privo di importanza e sta sullo sfondo.
• Andrà dritto al bar che tra tutti gli oggetti della stanza è quello di primo piano.
• Poi giunge un altro invitato, una pittrice che ha da poco venduto una delle sue opere alla padrona di casa.
• L’interesse primario della pittrice è quello di scoprire come e dove sia stato sistemato il suo quadro.
• Poi c’è un giovane che si è recato al cocktail per incontrarsi con la sua ragazza che costituirà per lui il primo piano, mentre tutto il resto sarà lo sfondo.
• All’invitato invece che svolazza da gruppo a gruppo, da conversazione a conversazione, dal bar al divano, la stanza apparirà strutturata diversamente nei vari momenti. Man mano che il suo interesse si sposta, cambia anche la sua percezione della stanza, della gente e degli oggetti, e persino di se stesso.
• Infine, giunge l’ultimo invitato che non voleva andare alla festa e non ha alcun interesse per il cocktail. Per lui l’intera scena resterà distante a meno che non accada poi qualcosa in grado di risvegliare la sua attenzione.
Una persona non può soddisfare contemporaneamente tutti i bisogni, quindi li organizza in base a una gerarchia e via via li soddisfa.
Ma questo non funziona se la persona non stabilisce con l’ambiente un rapporto soddisfacente oppure quando non è in grado di riconoscere i suoi reali bisogni.
Questo accade alle persone nevrotiche che non seguono il ciclo di soddisfazione dei propri bisogni ed il loro rapporto con l’ambiente circostante si fa disarmonico.
La Teoria Gestaltica prevede che il disturbo psicologico venga risolto aiutando la persona a riacquistare consapevolezza, riguardo ai propri bisogni e desideri, alle proprie frustrazioni e al senso di realizzazione di se stessa.
Tecnica della consapevolezza nella
psicoterapia Gestaltica
Per raggiungere la via della consapevolezza è utile cercare una risposta ad ognuna delle seguenti cinque domande:
1. Che cosa fai?
2. Che cosa senti?
3. Che cosa vuoi?
4. Che cosa eviti?
5. Che cosa ti aspetti?
Partendo dalla prima domanda, ci si addentra via via nel lato emotivo e poi cognitivo, prestando attenzione anche al linguaggio del corpo, in quanto gli atteggiamenti non verbali della persona sono ritenuti estremamente importanti.
Il corpo assume quindi un’importanza prioritaria e gli istinti, le emozioni, i sentimenti, vanno vissuti più che verbalizzati.
Qui e Ora
Il Qui e Ora rappresenta l’importanza del presente e vuole sottolineare come sia più significativo vivere e agire il presente piuttosto che ricondursi al passato.
Per esempio, nel caso della persona nevrotica, non si nega che abbia avuto problemi nel passato, ma si pone maggiore attenzione al fatto che il suo problema c’è ora, nel presente, ed è analizzando le difficoltà del momento che si può risolvere.
Fritz Perls nacque nel 1893 a Berlino dove si laureò in medicina, per poi specializzarsi in psicologia.
Essendo di origine ebraica, per motivi razziali, nel 1934 emigrò a Johannesburg in Sudafrica, dove nel 1935 diede vita all’Istituto Sudafricano di Psicoanalisi.
Negli anni in Sudafrica scrisse il libro “L’io, la fame e l’aggressività” nel quale espresse le sue prime critiche alla psico-analisi freudiana.
In seguito, si trasferì negli Stati Uniti.
Scrisse insieme a Paul Goodman e Ralf Hefferline “Terapia della Gestalt”, il testo principale della Psicologia della Gestalt, pubblicato nel 1951.
Nel 1952 fondò il Gestalt Institute of New York. Morì a Chicago nel 1970.
Già negli anni ‘40 Fritz Perls teorizzava e praticava quelli che sono divenuti, in seguito, i temi principali della Teoria della Gestalt e che riguardano il rapporto terapeuta-paziente (Io e Tu), il concetto di importanza del presente, (Qui ed ora), il linguaggio e le tecniche non verbali.
Non si è mai fermato, fossilizzandosi su ciò che già conosceva, ma si è sempre evoluto accettando di modificare le proprie teorie in base ai risultati che, di volta in volta, conseguiva.
© Rossana d'Ambrosio
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