lunedì 13 aprile 2015

I benefici dell'ippoterapia nei bambini diversamente abili

Il cavallo viene utilizzato in medicina sino dai tempi più antichi. Infatti, già diversi anni a. C., l’equitazione veniva consigliata per curare patologie di vario genere, come l’insonnia, forme di epilessia e impiegata come trattamento riabilitativo in alcuni casi di paralisi. 
Soltanto a partire dagli anni ‘50, l’ippoterapia viene riconosciuta ufficialmente dalla scienza medica.
Attualmente la riabilitazione equestre è praticata in molti paesi del mondo; in Italia viene attuata secondo un approccio globale che pone le sue basi sull’interrelazione tra persona diversamente abile, cavallo e terapista, senza escludere a priori nessun tipo di disabilità. 
L’ippoterapia è un complesso di tecniche rieducative che permette di superare danni sensoriali, cognitivi e comportamentali attraverso un’attività ludico-sportiva che si svolge a cavallo. 


A volte, erroneamente, l’ippoterapia viene considerata un mero momento ricreativo, ma questo è molto riduttivo; infatti proprio perché coinvolge il soggetto globalmente, nella sua unità di corpo e mente, la riabilitazione equestre è indicata nel trattamento di molteplici patologie: dalle paralisi cerebrali infantili a quelle centrali o periferiche conseguenti ad encefalopatie, poliomielite o ictus, dalle lesioni midollari conseguenti a traumi alla spina bifida, dalla schizofrenia, all’autismo, alle psicosi infantili, a vari disturbi sia del comportamento che dell’equilibrio.
La particolare andatura del cavallo oltre ad aiutare a rinforzare la tonicità della muscolatura, rievoca la cadenza umana, con grande beneficio per chi non è in grado di camminare. 
La posizione assunta dal cavaliere in sella è in grado di migliorare l’allineamento capo-tronco-bacino e anche l’equilibrio; nei soggetti spastici stimola il rilassamento degli arti. 
Oltre a favorire la scioltezza e la coordinazione dei movimenti, condurre il cavallo costringe il diversamente abile a migliorare i tempi di attenzione e di reazione. 
L’essere a contatto con un animale, che reagisce anche ai segnali inconsci di chi lo conduce, stimola un serie di attività intellettive come concentrazione, memoria, stabilità emotiva, tranquillità e fermezza di carattere; ed è proprio attraverso la scoperta e lo sviluppo di tali doti che il bambino diversamente abile, talvolta isolato e poco responsabilizzato, riesce a migliorare il rapporto con se stesso e con gli altri e soprattutto ad acquistare maggiore autonomia e autostima.
La cura del cavallo dopo la seduta, parte integrante di questa terapia, sollecita movimenti finalizzati, migliora la coordinazione delle mani e delle braccia, e permette, tramite un costante rapporto con l’animale, non solo di acquisire coscienza di se stesso come realtà individuale, ma di appropriarsi anche del proprio schema corporeo.

Nessun commento:

Posta un commento