lunedì 13 aprile 2015

Le parolacce e i bambini





I bambini spesso dicono le parolacce come segno di affermazione o come segno di rifiuto di fronte a qualcosa che viene loro imposta o, nella situazione più spiacevole, per denigrare qualcuno.

In quest'ultimo caso vi rimando all'etichetta: prevenzione_del_bullismo perché qui il problema non è tanto la parolaccia in sé, quanto il mancato rispetto dell'altro e la cosa è ben più grave e profonda.

Ora parleremo della semplice modalità di pronunciare qualche parolaccia per sentirsi "grandi". 
Con alcuni bambini, meno inclini ad accettare le regole oppure provenienti da famiglie dove la parolaccia è una consuetudine, diventa difficile far rispettare le buone maniere.
In questo post vorrei offrire uno spunto per affrontare il problema in maniera creativa. 

È importante spiegare ai bambini che a tutti può capitare di dire parolacce e se non c'è l'intento di offendere qualcuno, la cosa non è poi così grave. Però, poiché non è affatto elegante, se proprio non ne si può fare a meno è meglio sostituirle con parole buffe e innocenti. 
In questo modo otterremo questi vantaggi:
- non facciamo la figura dei maleducati
- non urtiamo la suscettibilità di nessuno
- sfoghiamo la nostra rabbia e il nostro dolore fisico di quell'istante, trovando una momentanea via di scarico.

Queste riflessioni le potete ricollegare al Laboratorio sulle Emozioni (dolore, gioia, paura, rabbia, disgusto, sorpresa) spiegando appunto che le emozioni primarie sono primordiali. Possono scattare all'improvviso, ma bisogna imparare a riconoscerle e a gestirle.

A chi non è capitato di inciampare e andare a sbattere contro uno spigolo?
In base a una ricerca condotta dalla Keele University’s School of Psychology  in Gran Bretagna, la reazione di dire qualche parolaccia va al di là del semplice sfogo.
I ricercatori hanno, infatti, spiegato che le parolacce pronunciate in un momento di dolore fisico aiutano a sopportarlo. Questa maggiore capacità di sopportazione aumenta del 50% rispetto a quando si sopporta in silenzio. 
C'è chi per sopporta il dolore pratica la meditazione, lo yoga... ma non è facile applicare questo quando il dolore ci sorprende all'improvviso.

Per gestire la rabbia e il dolore fisico si usano sovente le parolacce, ma i bambini creativi sapranno inventare parole buffe, ugualmente efficaci e senza effetti collaterali sgradevoli.

Qui trovate alcuni esempi. Altre parole buffe le potete inventare insieme ai bambini, sarà un gioco divertente anche perché agli occhi dei bambini c'è qualcosa di vagamente proibito. In realtà è un gioco innocente e anche creativo.

Stromboli: 
si può usare quando ci si scotta inavvertitamente, magari mangiando una minestra troppo calda.
(Il riferimento è al vulcano esplosivo Stromboli, nelle isole Eolie).

Casseruola:
si può usare quando si fa una cosa e la si sbaglia, quindi è da annullare e rifare.
(Il riferimento è al termine "cassare" che deriva dal latino e significa: annullare).

Carciofino:
si può usare quando ci si punge con una spina o con un ago, oppure quando si ha un dolore acuto o improvviso come quello provocato da una martellata su un dito.

Uffonzola:
si può usare quando non si ha voglia di fare una certa cosa, ma poiché è necessario farla, bisogna recuperare tutte le energie necessarie.

Strelizia:
si può usare quando si rimane stregati dalla visione di qualcosa di sorprendente. In realtà è il nome di un fiore dalle forme non tondeggianti ma appuntite. Potrebbe essere sinonimo di "caspiterina"!

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