domenica 1 ottobre 2017

Educare i bambini alla felicità

A che cosa servirebbe dare un'istruzione ai nostri figli (o allievi), nutrirli in maniera sana, stimolarli a praticare sport... se poi a causa dello stress emotivo o di una loro predisposizione allo sconforto crescono come esseri infelici e ansiosi? Timorosi di non essere mai all'altezza, delusi per quello che non hanno, piuttosto che soddisfatti di quello che hanno?

Educare alle felicità si può ed è un diritto di ogni bambino capire come conseguirla predisponendosi in maniera equilibrata a superare gli ostacoli e ad apprezzare le gioie della vita. 
Non per tutti è innato e naturale predisporsi con animo leggero ad affrontare la giornata.
Ogni bambino, anche quello malinconico, ha diritto ad esternare la propria tristezza e ad essere compreso, trovando altresì il supporto giusto per volgere verso uno spirito più entusiastico.

Educare alla felicità non significa inculcare l'ottimismo a tutti i costi. Significa piuttosto rispettare il temperamento di ogni bambino sostenendolo affinché possa superare eventuali fragilità e spronarlo verso esperienze in grado di appassionarlo (vedi ) per rafforzare in lui le emozioni positive.

Ci sono molti giochi e attività che si possono fare in classe per educare alla felicità (scriverò presto altri post con schede didattiche su questo argomento).
In primis, noi stessi come insegnanti, dobbiamo comprendere (per poterlo trasmettere) come gli eventi positivi sono più apprezzabili se diluiti nel tempo e non concentrati in un solo momento.
Allo stesso modo gli eventi negativi o i sacrifici sono più sopportabili se non giungono tutti insieme, perché il nostro equilibrio psico-fisico è più a rischio quando deve elaborare troppi dispiaceri o fatiche contemporaneamente.

Chiediamo ai bambini:
– È più felice Marco che riceve un premio ogni tre mesi? 
– Oppure è più felice Andrea che riceve quattro premi tutti insieme e poi più niente per tutto l'anno?
Questo per spiegare che le gioie, come i premi, vanno assaporati. Avere tanto subito e poi più nulla porta inevitabilmente a scontrarsi con la delusione e quindi con l'infelicità.
Va notato che la mancanza di infelicità non coincide con la felicità. Infatti, la mancanza di infelicità può anche coincidere con uno stato di passività e apatia. Ben diverso è lo spirito entusiastico e gioioso in grado di modificare la chimica del nostro cervello attraverso la produzione di endorfine.

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