domenica 1 ottobre 2017

La vera relazione tra ottimismo e felicità

«È il raggiungimento delle mete, dovuto a un impegno tenace e intelligente, che determina una visione ottimistica e fiduciosa, e non viceversa.»
«Teoricamente, due persone possono incontrare, nel corso della loro esistenza, la stessa quantità di felicità e infelicità. Ma è proprio il diverso modo di spiegare le cose che farà sì che solo una delle due si porrà il problema dei suoi fallimenti. L'altra, invece, si concentrerà sui suoi successi.»
Paolo Legrenzi

La felicità - Gli ostacoli alla felicità sono nella nostra mente, non nel mondo
Insegnare il potere del pensiero positivo per rendere felice la gente è un concetto alla base di molte guide americane tra cui quelle di un certo Norman Vincent Peale che ha scritto più di venti pubblicazioni su questa materia, vendendo milioni di copie. Anche diverse sette riescono ad avere molti seguaci promettendo il raggiungimento dei sogni e della felicità, utilizzando semplici ricette basate sul potere di attrazione dei nostri pensieri.

Secondo lo studioso Robin Dawes, uno dei critici di Seligman, un ottimismo eccessivo e forzato può diventare illusione su se stessi e sul mondo. 
Secondo Dawes l'ottimismo conduce alla felicità soltanto quando una visione positiva del futuro sia accompagnata da un tenace confronto e scontro con il mondo.
Questa riflessione contiene il concetto di consapevolezza in merito alle difficoltà della vita che non possono essere negate, ma che ci fortificano. E soltanto quando avremo dimostrato, soprattutto a noi stessi, che siamo stati in grado di superarle avremo conseguito la felicità. E questa felicità sarà autentica, non gonfiata da una forma di narcisismo (in base alla quale ci convinciamo che valiamo a prescindere dal nostro impegno e attendiamo fiduciosi che i nostri sogni si verificheranno soltanto perché li abbiamo fortemente voluti e pensati).

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