venerdì 19 dicembre 2014

Giocare ai travestimenti

Illustrazione di Emanuela Carletti
Il gioco, nelle prime sue forme, compare verso la fine del primo anno e accompagna l’individuo per tutta la vita.
Durante l’infanzia, il gioco svolge molteplici ruoli: gioia, libertà, riposo, fantasia e attraverso di esso il bambino si rapporta con la realtà.
Dal punto di vista psicologico, il gioco è un importante strumento di socializzazione e conoscenza della realtà. Aiuta, infatti, il bambino a comprendere e a fare proprio l’ambiente circostante attraverso le esperienze. Inoltre, è importante per scaricare le emozioni e per porsi in una posizione attiva in quelle situazioni della realtà in cui non lo è. Infatti, attraverso il gioco simbolico, il bambino assume ruoli che sono diversi dal proprio, riducendo sempre di più il proprio egocentrismo.
Dal punto di vista pedagogico, il gioco impegna la memoria e l’attenzione; inoltre, libera la fantasia e la creatività del bambino.
In molte scuole e ludoteche si è adibito uno spazio ai TRAVESTIMENTI. Questo spazio è attrezzato con ampi teli colorati e cuscini, uno specchio, strumenti musicali, un contenitore con vari capi d’abbigliamento, cappelli, occhiali, borse, maschere di cartone, trucchi.

Il gioco di finzione, detto anche simbolico, rappresenta una delle attività più importanti del bambino (in particolare dal primo fino al sesto anno di vita), attraverso il quale egli ha modo di strutturare il proprio sviluppo cognitivo, sociale e affettivo.
Si tratta, infatti, di una forma di gioco che influenza significativamente tutte le dimensioni della personalità infantile, in un rapporto di causa-effetto, di tipo quantitativo e qualitativo: quanto più e quanto meglio il bambino avrà modo di vivere esperienze di gioco simbolico, tanto più e meglio si qualificheranno le sue abilità cognitive, socio-affettive e relazionali.

articolo pubblicato su Vivacemente

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